Capitolo 5.

Il parco era molto curato, senz'altro era il frutto del lavoro dedito di numerosi giardinieri. Gli alberi facevano parecchia ombra con le loro fronde verdeggianti e questo faceva si che si stesse sempre bene seduti sulle panchine sottostanti, al riparo dal caldo. In tutto il piccolo giardino regnava il silenzio, tanto da non sembrare quasi all'interno di un'università.
Fu lì che la incontrai. Quasi per caso. Mentre mi guardavi intorno, affascinata dalla presenza di così tante piante diverse e dai colori dei fiori circostanti, inciampai proprio mentre lei, di fronte a me, andava nel verso opposto con la sua bicicletta.
Cadetti rovinosamente a terra e il contenuto della mia borsa si rovesciò lungo la vietta lastricata che tagliava in due il parco. Fortunatamente riuscii a reggermi con le mani sul pavimento così da non sbattere anche la faccia.
Anna, seppi poi che questo era il suo nome, si precipitò ad aiutarmi e mentre io cercavo di ricompormi lei mi raccolse tutte le cose cadute la borsa.
"Tutto bene?" mi chiese, attenta a scrutare ogni minimo tratto del mio viso in ceca di qualche graffio.
Io, che nel frattempo mi ero rialzata, annuivo timidamente; probabilmente arrossita per la brutta figura.
"Ti sei fatta male? Penso di avere qualche cerotto nella borsa" mi chiese ancora, cominciando a cercare mentre io rimettevo tutte le mie cose, che Anna mi aveva dato, nella mia borsa.
"No, nessun problema davvero" risposi, abbassando lo sguardo e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Allora si presentò, mi disse il suo nome. Lei era già a terzo anno del mio stesso corso di studi. Non era per nulla timida. Era una ragazza molto aperta e solare che con i suoi grandi occhi marroni sembrava divorare tutto il resto che aveva attorno, la sua curiosità faceva si che brillassero e illuminassero il suo sguardo. Gesticolava parecchio, a stento la seguivo. Però era coinvolgente, senz'altro non era noioso parlare con lei. Così mi introdusse all'indirizzo, mi parlò dei professori e mi disse quali secondo lei spiegavano bene o quali invece si perdevano in chiacchiere durante la spiegazione. "Per alcuni esami sarà più difficile" mi disse "ma tu hai l'aria di una che studia parecchio quindi non credo che avrai problemi" mi disse sorridendo.
Le dissi che speravo fosse così, che mi ero impegnata parecchio per riuscire a studiare in quell'università. Anna allora mi chiese da dove venissimo e così, parlando del più e del meno, facemmo il percorso opposto e arrivammo all'ingresso, vicino al portone, dove avevo lasciato la mia bici.
"Siamo arrivate, io ora ho lezione. Mi dispiace non averti portata a fare un giro più grande, però..." si interruppe per cercare un quaderno dentro la sua borsa. " domani dovrei finire presto, se anche tu non hai lezione fino a tardi potremmo prendere il tuo primo caffè da universitaria."
E io accettai, trascinata dalla sua gentilezza. E quasi grata alla mia sbadataggine per avermi fatta cadere e avermi fatto guadagnare la prima amicizia in facoltà.

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